"Ciammaìche" alla guardiese
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Abruzzo •
a raccolta può iniziare dal mese di maggio a seconda dell’umidità e della temperatura (con freddo non escono).
-Le prime non sono le migliori perché sono magre per il riposo invernale e quindi un po’ tigliose.
-Evitare di raccoglierle in posti inquinati e sporchi (bordi delle strade, dove c’è immondizia).
-Si mettono a “spurgare” (digiuno) per circa dieci giorni in un cantina in un recipiente caratteristico, una specie di gerla a bocca piccola dalla quale non possono uscire.
-Se si oltrepassa questo periodo è opportuno nutrirle con crusca e farina di mais e bagnarle un po’ altrimenti digiunano molto, diventano magre e possono morire; in ogni caso occorre sempre poi rispettare lo “spurgo” di dieci giorni.
-Vi sono due tradizioni diverse: cucinarle “intere” con tutto l’intestino oppure, come facciamo rigorosamente noi de la Uardie, tirarle fuori dal guscio, eliminare l’intestino, lavarle bene con farina di mais e aceto per eliminare il muco e poi soffriggerle in padella; rimetterle nei gusci perfettamente puliti (anche tre per guscio) con mollica di pane, prezzemolo e poco aglio; in alcune zone si usa mettere formaggio o aromatizzarle con la “sesembre” (Nepitella, detta anche mentuccia).
A questo punto si fa un sugo con pomodoro a pezzetti (indispensabile il pomodoro a pera abruzzese), soffriggendo cipolla, prezzemolo, peperone verde, peperoncino se si vuole, un mazzetto di erbe aromatiche e si uniscono le lumache preparate. Si cucinano fino a che il sugo si addensa (con il sugo si può anche condire la pasta, in genere spaghetti o strangozzi). Si possono servire anche con pizza di “rantigne”.
Abbinamento: severamente vietato bere acqua con le ciammaìche perché, secondo antiche credenze: “La ciammaìche nghe l’acque s’aribbìve” . Va bene un Cerasuolo d’Abruzzo ben strutturato, ma anche un Montepulciano giovane in acciaio .
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