I celli ripieni, uno dei dolci più tipici d'Abruzzo nella versione più classica
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“l cillarichijene” ossia “celli ripieni” sono dei dolci tipici abruzzesi che non mancavano mai nei vassoi di biscotti che gli sposi usavano regalare agli invitati del matrimonio o ai conoscenti e amici più stretti. Spesso era il biscotto che veniva gustato per ultimo perché gli occhi poggiavano lo sguardo prima su altri biscotti più appariscenti come le banane e i bocconotti. Ma una volta gustato il cello ripieno si pensava: “però’?! Peccato che non ce n’è un altro. E’ davvero speciale”.
Ci sono più ricette di questi biscotti: variano per il rapporto e tecnica di utilizzo di olio e vino, modalità di aggiustare la marmellata d’uva, la tecnica di mettere lo zucchero sopra e altri particolari. Sulla rete si trovano ricette che prevedono l’aggiunta di uova, burro e/o lievito. Saranno pure buonissimi ma non sono i celli ripieni!
In questi biscotti riveste un ruolo fondamentale la marmellata: deve essere di uva (la cosiddetta “ragnat”) e tutt’al più mischiata con altre marmellate fatte in casa (quelle che più si abbinano sono le marmellate di susine e di pesche). Le marmellate comprate solitamente non vanno bene perché con la cottura fuoriescono dall’involucro.
La ricetta più classica dei celli ripieni è questa.
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Costo:
Basso
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Difficoltà:
Media
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Preparazione:
due ore
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Cottura:
40 minuti
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Dosi:
20 persone
Gli ingredienti:








La preparazione:
È bene preparare la marmellata la sera prima. La marmellata d’uva se amata e se ha la giusta compattezza può essere utilizzata allo stato puro senza l’aggiunta di altri ingredienti. Se invece o perché non si preferisce quel gusto esclusivo e/o se la marmellata non è abbastanza asciutta, conviene prepararla la sera prima: si amalgano tutti gli ingredienti del ripieno e si fanno cucinare, sempre mescolando, a fuoco medio basso finchè non si alzano le classiche bolle.
Si prepara l’impasto mescolando tutti gli ingredienti su una spianatoia o dentro una grossa ciotola. La consistenza deve essere né troppo morbida né dura: il giusto che consente di lavorarlo con le mani; con la ciotola è più facile capire quando è pronto.
Si prendono delle porzioni di impasto e si stendono col mattarello delle bande larghe circa 8 centimetri e dello spessore di un paio di millimetri. Si seguono queste procedure: si mettono delle strisce di marmellata intervallate (come nella foto) al centro della banda; si piegano i lembi della sfoglia; con l’ausilio di un tagliapasta dentato, si ricavano delle mezzelune; si avvicinano le estremità e si poggiano su teglia rivestita di carta da forno. Si cucinano per circa dieci, quindici minuti per teglia a 170/180 gradi.
Una volta cotti si prepara un piatto fondo con acqua e uno piano con lo zucchero. Si passano i celli prima nell’acqua e poi immediatamente nello zucchero.
Quando si mordono questi celli ripieni si sente la granulosità dello zucchero che valorizza il sapore della marmellata in mezzo ai due involucri friabili; hanno un gusto davvero unico.